30 marzo
I primi commenti sui giornali alla lettera di Moro a Cossiga. Dopo un giorno di incertezze e riunioni la Dc affida, al quotidiano del partito Il Popolo, un comunicato che ribadisce la linea della fermezza.
Primi articoli dei giornali
Il ritrovamento del messaggio br e della lettera a Cossiga nella tarda serata del 29 marzo, mette in crisi i giornali costretti a rifare la prima pagina. Lotta Continua, che “chiude” molto presto, buca addirittura la notizia. I titoli ed i brevi editoriali mettono tutti in dubbio la spontaneità della lettera di Moro.
La Repubblica, unico giornale che è riuscito a fare il titolo a tutta pagina “strilla “Moro scrive a Cossiga” con un perentorio occhiello "In un messaggio chiaramente estorto il leader della DC chiede di trattare con le Br". Il titolo del breve editoriale e ugualmente eloquente “Quelle parole non sono di Moro”.
Anche il Corriere della Sera è sulla stessa linea "Le Brigate Rosse hanno costretto Moro a proporre con una lettera uno scambio"
Più categorica di tutti è L’Unità che al titolo "Una tragica lettera di Moro" affianca un grande occhiello “Dice di scrivere costretto dalle BR accenna a torture e chiede lo scambio”.
Il comunicato della DC
Incredibilmente il Popolo, organo ufficiale della Dc, riporta solo la notizia senza nessun commento o presa di posizione.
I notabili Dc, rinfrancati dalla riunione di Zaccagnini con i segretari locali del partito, sono ripiombati nello sconforto quando si è saputo del contenuto della lettera di Moro. L’atmosfera è diventata ancor più cupa quando si e scoperto che la lettera era stata resa pubblica dalle Br. Adesso la Dc deve pronunciarsi direttamente sulla possibilità di un eventuale scambio.
Subito nella sera del 29 è stata indetta una riunione del comitato del partito che segue la vicenda. Secondo indiscrezioni apparse nei giorni successivi sui giornali, all’inizio si fa strada una risposta possibilista da consegnare a il Popolo, ma il comunicato viene bloccato da una parte del partito (si fa il nome di Piccoli). Dopo ore di discussione, la riunione va avanti fino alle 3 di notte, non si arriva a nessuna conclusione, tanto che si decide che il Popolo, ancora in attesa di chiudere l’edizione del giornale, sospenderà "ogni commento e ogni valutazione".
Alle 10 del mattino c’e una nuova riunione a piazza del Gesù. Ormai il comunicato ufficiale non può mancare. Ci sono, oltre Zaccagnini, Galloni, Piccoli, Bartolomei, Gasparri. Ancora una volta la discussione va avanti ad oltranza. I giornalisti vengono fatti uscire dal palazzo della Dc, non deve trapelare nessuna indiscrezione.
La riunione viene allargata e si sposta alla Camilluccia. Qui in serata arriva anche il presidente del Consiglio Andreotti, impegnato in un Consiglio dei Ministri. Nel suo diario darà una descrizione dettagliata della riunione.
“Zaccagnini in serata mi convoca alla Camilluccia per una riunione informale dei massimi dirigenti della DC. E' un dramma interiore per tutti, anche se sappiamo di dover unire l'affetto per Aldo e il senso dello Stato.
Eravamo alla Camilluccia: Zaccagnini, Fanfani, De Mita, Bartolomei, Forlani, Rumor, Cossiga, Donat Cattin, Piccoli, Taviani, Galloni, Salvi, Pisanu, Gaspari, Emilio Colombo e io.
Galloni ha illustrato una riflessione della delegazione. Non si può dar peso anche alle espressioni più gravi di Moro perché non è libero. La stampa lo ha concordemente rilevato e appoggia la linea responsabile che si è adottata. Se rompessimo il collegamento con le altre forze politiche anche la solidarietà dei giornali verrebbe meno e i terroristi otterrebbero quella disgregazione a cui mirano. La strategia non può che essere dura e inequivoca, mentre sul piano tattico e ipotizzabile una certa elasticità.
[Per Cossiga] L'esame delle lettere può indurre a varie interpretazioni. Il triplice accenno a non essere emotivi può voler dire un appello alla fermezza. La strategia non deve cambiare e bisogna stare attenti che la tattica non induca gli altri a fare errori.
Da parte mia ho smentito che i presidenti del Consiglio conoscano tali segreti di Stato da mettere in pericolo sicurezza e alleanze (come temuto da certa stampa). (…) La speranza è che una volta ottenuta da lui qualche dichiarazione compromettente per la DC lo lascino. Potrebbero forse spingere Moro ad accentuare certe sue recenti vene ispiratrici: antisocialismo (dopo la crisi del suo governo) e critiche agli USA.
Donat Cattin, posto che non esistono per la DC margini di transigenza, dice che il governo non può escludere qualche contatto per sondare le intenzioni: se chiedessero quattrini, nessuna eccezione. Se domandassero la liberazione di Curcio e compagni nemmeno se ne parli.
[Fanfani dice] Dobbiamo ragionare non come DC ma come politici in genere. La solidarietà dei partiti e l'inizio della vittoria sulle Brigate Rosse. La salvezza di uno non può essere ottenuta rovinando ogni cosa. Ne il governo può differenziarsi dalle altre forze, divenendo la longa manus della DC. Sulla tattica ci pensi il governo, conclude Fanfani, tanto più che Moro non a caso ha scritto al ministro dell'Interno.
Conclude Cossiga ritenendo che Moro al nostro posto non avrebbe dubbi sulla fermezza. Approviamo una nota per il Popolo nel senso da tutti condiviso.
Dopo poco più di 24 ore di domande, tormenti, discussioni, finalmente viene affidato a Il Popolo un comunicato di 35 righe che ribadisce la linea della fermezza.
Il messaggio delle Brigate rosse con la lettera a firma dell'on. Aldo Moro,diffuso nella tarda serata di ieri, segna nella drammatica vicenda, un crescendo di iniziative che si è registrato anche in casi analoghi, verificatisi sia nel nostro che in altri paesi. Non ha sorpreso. perciò lo sviluppo della logica del cosiddetto processo e il modo clamoroso di questa nuova fase. Assieme all'emozione è stata comune, sia nelle persone che nelle forze politiche e negli organi di informazione, la consapevolezza piena delle condizioni nelle quali questi fatti avvengono.
Come abbiamo affermato nei giorni scorsi il punto essenziale di riferimento rimane per noi lo Stato democratico, con le sue istituzioni le sue leggi e le sue esigenze. Riteniamo perciò di dover ribadire con meditata convinzione che non è possibile accettare il ricatto posto in essere dalle Brigate rosse. L'eccezionale gravità dell'avvenimento comporta. per esso il costante collegamento e l'intesa delle forze politiche costituzionali ed il loro raccordo con il governo nell'esercizio delle sue prerogative.
Mentre l'on. Moro è sottoposto alla più grave e disumana coercizione, la DC gli rinnova i sentimenti della sua più profonda solidarietà morale e politica. La DC è certa che la comunità nazionale e pienamente consapevole della delicatezza dell'ora della prova tremenda cui e costretto l'on. Moro, e della necessità di salvare con la tensione morale dei grandi momenti la propria convivenza civile